il commento | Lorusso: ‘questo premio spero sia per tutte le colleghe e i colleghi che resistono e lottano’

3 Ago 2021

Il commento del giorno dopo affidato ai social da parte della giornalista Sara Lorusso.

Un collega per me punto di riferimento è solito ripetere che non bisogna parlare di giornalismo “locale”. Si tratta di giornalismo, punto. Il che è vero, un fatto è un fatto sempre. La deontologia pure.Ma io spesso tendo a sottolineare quel “locale” perché nell’aggettivo ci metto un carico di difficoltà e orgoglio maggiore, custodito nella continua ricerca di equilibrio tra fonti e relazioni corte, nelle vite delle persone che abbiamo tra le mani sapendo che potremmo incontrarle l’indomani in strada, nella possibilità concreta di ricevere notizie su conoscenti e familiari in un giro di cronaca qualunque. Ecco perché è doveroso sostenere ivl24 per aver voluto il Premio Gelsomina Scaldaferri, con una dimensione così sociale. A tutti loro auguro di continuare a crescere e riuscire a portare a termine altre mille edizioni. Quanto a me, sono onorata, davvero, di averlo ricevuto nella prima edizione. Non ho conosciuto Gelsomina Scaldaferri, ma mi è bastato ascoltarne i ritratti e cercarne le tracce in rete, per dirmi che ogni giornalista sogna di lasciarsi dietro un’impronta così. Il giornalismo è un ingranaggio della nostra società, a volta la eleva, a volte la subisce. Ho ricevuto il premio a pochi mesi dall’ingresso in Rai, consapevole della strada lunghissima che devo ancora fare. Questo premio spero sia per tutte le colleghe e i colleghi che resistono e lottano. Penso ai colleghi della Gazzetta del Mezzogiorno che da oggi non è più in edicola, ci auguriamo tutti solo temporaneamente. Penso ai freelance senza compenso minimo, agli autonomi nel tritacarne di orari e continue richieste. Soprattutto penso a quei giornalisti di periferia che la periferia conoscono bene e proprio per questo hanno deciso di restare.